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L’educazione religiosa degli adolescenti: una sfida continua per la Chiesa in uscita

Alimentare il patrimonio della fede contro le ricadute della scristianizzazione

L’educazione religiosa degli adolescenti: una sfida continua per la Chiesa in uscita
di Vittorio Possenti

Il cammino sinodale della Chiesa italiana, non conclusosi ai primi di aprile, verrà ripreso in autunno, in particolare per i nodi sui quali sono emerse non poche riserve riguardo le Proposizioni: il ruolo delle donne, l’obbligatorietà dei consigli pastorali, il cammino nazionale per l’iniziazione cristiana.

Uno dei principali nuclei dell’insegnamento di Papa Francesco — pari per intensità a quello sulla pace — è stato rivolto verso la crescente scristianizzazione che da decenni coinvolge la società italiana (si vedano le diagnosi e gli allarmi sollevati su Avvenire da P. Bignardi, R. Righetto, P. Sequeri e altri). Si tratta di un analfabetismo che non riguarda soltanto i bambini in cammino verso la prima comunione, ma che si estende in maniera allarmante, soprattutto tra gli adolescenti (13-18 anni), età decisiva in cui si compiono scelte determinanti e spesso durevoli.

Ricevuta la prima comunione e la Cresima, per molti genitori sembra terminata la formazione cristiana dei figli, e si passa ad altro. I sacerdoti e le parrocchie, a volte, tentano senza molto successo di avvicinare gli adolescenti; talvolta rinunciano, travolti da altre urgenze pastorali.

Da decenni è stato avvertito il problema, ma non si è ancora sviluppata una metodologia efficace per l’evangelizzazione di adolescenti e giovani. Le due principali istituzioni di formazione culturale degli italiani — la Chiesa cattolica e la scuola (con l’insegnamento della religione) — non trasmettono più alle nuove generazioni i rudimenti religiosi e teologici fondamentali della storia della salvezza. Tali contenuti stanno scivolando nell’oblio, e bisognerebbe sostituirli con una cultura biblica ben strutturata, che però tarda a decollare.

In alcuni ambienti, pur limitati, cresce l’interesse verso la Bibbia; ma sembrano assai più numerosi coloro che non ne sanno più nulla, e ignorano l’essenziale del messaggio della Parola di Dio. Nel Benedictus del Vangelo di Luca, Cristo è detto «sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte». Ma quanti giovani oggi sarebbero in grado di recitare i Dieci Comandamenti o il Credo?

È probabile che molti di loro avvertano un vuoto interiore, bisogni insoddisfatti, difficili da articolare in un discorso coerente. L’impoverimento culturale e lessicale rende ardua l’elaborazione dei sentimenti e la loro espressione linguistica.

In genere, l’insegnamento scolastico della religione tende a focalizzarsi su valori etici piuttosto che sulla qualità delle conoscenze religiose. Conta il livello di tolleranza verso chi professa una fede diversa — un’attitudine certamente giusta, ma efficace solo se accompagnata da una propria identità religiosa. Altrimenti, l’analfabetismo religioso comporta anche la non conoscenza della religione altrui, fatto che può ostacolare la convivenza e l’integrazione sociale.

Il nucleo antropologico primario su cui far leva è l’orientamento del desiderio verso ciò che è vitale e duraturo, spesso soffocato dalla religione del consumismo e dalla cattura implacabile dei social media. In generale, pesa la costante erosione del patrimonio religioso europeo: la scristianizzazione è ormai molto avanzata. L’Europa, nel suo insieme, sembra prendere congedo dal cristianesimo, illudendosi che i valori democratici, liberali e cristiani possano sopravvivere anche quando le loro radici vengono recise.

Secolarismo, indifferenza verso Dio, distacco dalla fede: questi processi sono in corso da decenni, senza segnali significativi di inversione di tendenza. Questo sarà uno dei problemi più ardui che dovrà affrontare il nuovo Pontefice, insieme a tutta la Chiesa.

Circola, nella cultura e nella prassi, una diffusa convinzione “pelagiana” da un lato, e illuminista dall’altro: che l’essere umano sia sostanzialmente buono per natura, e non una creatura dinamica, incline tanto al bene quanto al male — forse più al secondo che al primo. L’esortazione apostolica Gaudete et Exsultate di Francesco (marzo 2018) ha affrontato anche questo punto.

L’allontanamento dalla Chiesa e la scristianizzazione non sono fenomeni identici, ma la perseveranza nel primo conduce spesso alla seconda. Esistono intuizioni, atteggiamenti, valori spirituali e religiosi che sono vitali per la vita personale e collettiva, ma che non possono sopravvivere a lungo senza un alimento di fede.

Guardini, Maritain, De Lubac l’hanno ribadito instancabilmente, assieme a numerosi Pontefici. Anche per questo, l’educazione religiosa e la coltivazione della fede negli adolescenti e nei giovani sono compiti inderogabili per una Chiesa davvero “in uscita”, impegnata nella propria missione evangelica.

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