Dalla Gaza turistica ai nuovi bombardamenti: basta, serve una soluzione
È VERO, SIAMO TUTTI FIGLI DI ABRAMO E I PALESTINESI HANNO DIRITTO A UNO STATO
Articolo di VITTORIO POSSENTI, appardo su “Avvenie” del 25 marzo 2025
La vicenda “Trump-Gaza” supera di gran lunga il livello dell’osceno. Il 25 febbraio scorso il Presidente degli Stati Uniti ha postato un video sui suoi social: una visione del dopoguerra a Gaza creata da un’intelligenza artificiale. Si vedono spiagge, resort, una travolgente statua d’oro di Trump, e lui e Netanyahu che sorseggiano una bibita in spiaggia. Due grandi turisti che invitano altri uomini di soldi e di potere a soggiornare in quel paradiso terrestre artificiale. La tragedia di Gaza, la sua popolazione schiacciata dai carri armati e dai bombardamenti israeliani, e ridotta alla fame, sono scomparse. Dove è finita? Ha pensato Trump stesso a rispondere: i gazawi sono stati deportati, poiché a Gaza erano un enorme impiccio per il suo progetto e bisognava farli sparire. Deportare significa una cosa sola: forzare circa 2.200.000 gazawi ad andare altrove, dove vuole la volontà del più forte. Deportare non significa rimandare al paese d’origine quelli che sono entrati illegalmente, ossia rimpatriare. Vuol dire sradicare un’intera popolazione dal suo territorio portandola in un altro luogo. Si è pensato a Paesi arabi (Giordania, Egitto, Siria) e poi, constata la loro opposizione, si ipotizza il Sudan, la Somalia, e forse la Siria. Netanyahu ha sostenuto che l’idea trumpiana è buona. Gli estremisti della destra più bieca hanno gareggiato nell’esaltarla; Bezalel Smotrich ha intimato al premier di riprendere subito la guerra. Ancora più duro è stato Nissim Vaturi, vice speaker alla Knesset ed esponente del Likud, ha suggerito di rendere Jenin, in Cisgiordania, come la Striscia: «Cancellatela». In effetti anche i coloni, anziani e giovani, operano pesantemente contro i palestinesi della Cisgiordania.
È passato meno di un anno da quando il segretario di Stato Anthony Blinken della precedente Amministrazione dichiarava che «non ci deve essere nessuna rioccupazione israeliana a Gaza… Siamo decisi a far terminare il conflitto in modo che non si ripeta un 7 ottobre, ma neanche quello che sta soffrendo il popolo palestinese ». Pochi giorni fa Netanyahu ha rotto la tregua e sono fioccati i bombardamenti che hanno ucciso almeno 700 persone, tra cui un alto numero di bambini. Intanto è iniziata una nuova operazione di terra dell’Idf sul suolo palestinese. Le parole del ministro israeliano della difesa Katz sono chiare: « Andatevene o vi distruggeremo ». Sembrano evocare la messa in atto del piano criminale annunciato da Trump. Qualcuno pensa all’Armageddon, ossia alla battaglia finale tra il bene e il male, che nel caso di cui trattiamo sarebbe la battaglia finale degli israeliani contro i palestinesi, gli uni e gli altri figli di Abramo.
Amnesty International ha denunciato il piano: «Trump ha usato un linguaggio incendiario, oltraggioso, disumanizzante e vergognoso contro la popolazione palestinese e le sue parole costituiscono un’evidente violazione del diritto internazionale. Infatti, qualsiasi progetto di trasferire, contro la sua volontà, la popolazione palestinese fuori dal Territorio occupato costituirebbe un crimine di guerra e, se commesso nell’ambito di un attacco diffuso o sistematico contro una popolazione civile, anche un crimine contro l’umanità». In merito si misura il danno procurato da Trump e Netanyahu nell’attaccare a testa bassa istituzioni internazionali di garanzia, tra cui la Corte Penale Internazionale.
In un bell’articolo uscito su Avvenire (25 febbraio 2024) Marco Cassuto Morselli, Presidente delle Amicizie Ebraico-Cristiane, osservava che secondo Rav Jonathan Sacks siamo tutti figli di Abramo (ebrei, cristiani e musulmani): Isacco e Ismaele, Giacobbe o Esaù, Lea e Rachele, che dovrebbero convivere guardando verso Gerusalemme. Per ottenere questo esito non dovrebbe sorgere uno Stato per il popolo palestinese, così come esiste uno Stato per il popolo ebraico?
«Mi ha addolorato la ripresa di pesanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, con tanti morti e feriti», ha affermato il Papa nel testo diffuso ieri all’Angelus. Parte dell’Ue deplora quanto avviene. Francia, Germania e Regno Unito sono intervenute. Pochi mesi fa alla fine del G7 presieduto dall’Italia, la premier Meloni aveva dichiarato con il consenso di tutti che andava promossa la soluzione di “due popoli e due Stati”.